“Vostok è il nome della navicella spaziale di Jurij Gagarin, il primo uomo che ha fluttuato nello spazio!” ci spiega Lorenzo, reporter, videomaker ma soprattutto viaggiatore incallito. “Anche il nostro progetto è legato proprio all'Idea di andare verso l'ignoto”, aggiunge.
Un progetto di viaggio in camper - un vecchio TL28 Volkswagen Westfalia Sven Hedin - per fare il giro del mondo in 100mila chilometri. Il sogno è di Peppino Guardapassi e Lorenzo Scaraggi.
Quest'ultimo ci contatta via Facebook perché gli farebbe piacere incontrare quei pazzi che stanno scendendo da Milano in Puglia in bici. Caso vuole che dalle sue parti noi appunto si passi, così rispondiamo volentieri all'appello. Senza sapere che sarà proprio lui il regista della nostra tappa!
Simpatico, easy going, barbuto, non è nuovo a imprese di travel-telling. Il primo viaggio importante fatto è stato a Capo Nord: 10mila chilometri senza seguire alcun itinerario classico, con un imbarco invece verso i Balcani, tirando dritto poi fino a Tallin, in Estonia, e da lì, con un collegamento via mare, l'arrivo a Helsinki e via, verso Capo Nord.
Di recente è stato anche in giro per il Marocco con una macchina affittata - un viaggio che sta raccontando in queste settimane - e per la Cappadocia, dov'è nata l'idea di condividere le sue avventure in un blog.
“Le cronache raccontano che Gagarin per 12 lunghi minuti perse tutte le connessioni con il pianeta Terra - ci spiega Lorenzo - e anche noi siamo disposti a correre il rischio di perderci, in senso positivo”. Un ignoto lungo cento chilometri, insomma, da qui la desinenza "100k" del progetto in fase di elaborazione: www.vostok100k.com.
Lo incontriamo nella piazza principale di Bitonto, il sabato mattina presto, ancora in fase di ripresa dai bagordi della sera prima. “Nasco come fotoreporter free lance", ci racconta dopo un buon caffè.
“Sono stato in Iraq, nella Strisca di Gaza, in Giordania, ho realizzato svariati reportage nei Balcani, ma sono tornato infine a casa perché non si guadagnava quasi più niente con questo mestiere. Ho aperto la mia azienda di fotografia e ora mi occupo soprattutto di video, lavoro molto con i musicisti”.
“Il nuovo progetto a cui stiamo lavorando è di fare il giro del mondo in camper e raccontarlo attraverso un format televisivo. È una sfida perché molti tra coloro che vedono il nostro datato Volkswagen e ci dicono “ma dove andate?” con aria canzonatoria. Invece a noi piace proprio l'idea della dimensione lenta, di un mezzo spartano, di fortune”.
“Peppino e io abbiamo comprato il camper proprio con l'idea di partire. E di documentare, a modo nostro. Il mercato in cui mi muovo è ormai imbastardito. Tutti sono tutto: chiunque può scrivere, fotografare, fare video. Allora tanto vale viaggiare – mia principale passione - e raccontare i viaggi, cercando di farne un lavoro”.
“La nostra ambizione è quella di far crescere il format dal basso, poi faremo crowdfounding. Vogliamo basare tutto sull'interazione con la rete, che il viaggio sia raccontato in tempo reale, attraverso tutta una serie di prodotti audiovisivi che sto ideando. Chi viaggia è investito dalla responsabilità di far sognare la gente”.
“Oggi molti non si muovono più. Io chiamo la Ryanair la Marozzi dei cieli, riferendomi alla linea che dalla Puglia a Roma fa avanti e indietro. Per dire che c'è gente che passa un weekend in una grande città europea eppure non viaggia. Si sta perdendo la fantasia, la capacità di meravigliarsi”.
"Ecco, noi vorremmo invece creare una grande community che viaggi insieme a noi sul nostro camper. Sulla nostra pagina Facebook pubblichiamo 2 o 3 post al giorno. Tra poco ci sarà anche un contest per vincere un weekend sul Vostok!"
“Oggi andiamo da un non luogo a un altro, non ci gustiamo ciò che sta nel mentre. Il viaggio non nasce dal mezzo, o dalla meta, ma dall'interazione con le persone. E anche dalla buona sorte. Noi la chiamiamo il “dio del viaggio”, che vede e provvede”.
“Le coincidenze sono importanti, non si può pensare di pianificare davvero un viaggio. Non puoi sapere davvero ciò che ti succederà, gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo. Il viaggiatore, nel bene e nel male, è una pallina da ping pong in balia degli accadimenti. Poi, in fin dei conti, ti va sempre bene. Un vero viaggiatore vede le cose da un punto di vista positivo. L'imprevisto diventa bello”.
“Nel nostro caso, abbiamo calcolato tutto al dettaglio: chilometri (100mila appunto), soste, preventivi di costo. Quando partiamo di preciso però non si sa, aspettiamo di raccogliere i fondi necessari. Viaggeremo senza Gps e senza prendere autostrade. Dopo i calcoli, ci godremo insomma appieno l'imprevedibilissimo”.
“Non a caso ci teniamo a una citazione tratta dal film Mediterraneo, di Gabriele Salvatores: 'in tempi come questi, la fuga è l'unico modo per continuare a sognare e mantenersi vivi'. Un elogio alla fuga datato ma più che mai attuale, che poi non è la fuga di chi abbandona ma, anzi, di chi va alla ricerca”.
testi e foto di Cristina Favento©